Casa di Girolamo Marciano
La dimora natale di Girolamo Marciano è un raro esempio di architettura privata del ‘500. Sorge in posizione angolare sulla stretta via omonima ed è costituita da due piani. Sul prospetto principale si può scorgere lo stemma della famiglia Marciano. Le aperture presenti si distribuiscono tra il piano terra e il piano superiore munito di balconcino in pietra. Sui fregi delle architravi modanate sono presenti tre iscrizioni e, probabilmente, la data 1582. Le epigrafi rappresentano citazioni religiose ispirate alle opere di San’Agostino.
PREMESSA STORICA
Medico, filosofo e umanista Girolamo Marciano (o meglio Gironimo) è stato un illustre cittadino di Leverano. Nato a Leverano nel 1571, si laurea in medicina a Napoli nel 1593. Si trasferì per breve tempo a Veglie nel 1604, a seguito delle seconde nozze con la vegliese Diamante Miccoli. Ricoprì la carica di sindaco di Leverano nel 1627 e morì nel 1628 a soli 57 anni. Fu sepolto sotto l’altare della Sapienza, ora non più esistente, all’interno della Chiesa Matrice SS. Annunziata.
Marciano è autore della celebre opera enciclopedica “Descrizioni, origini e successi della Provincia d’Otranto”, pubblicato a Napoli solo nel 1855, nel quale narra le vicende storiche e geografiche di un vasto territorio che si estende da Metaponto fino al Capo di Leuca.
L’opera è una dettagliata corografia in cui s’inseriscono argomenti epigrafici e archeologici, narrati in chiave celebrativa.
La sua casa natale è situata nell’omonima via, un tempo denominata via Rusce giacché la strada era orientata verso Rusce ovvero Porta Rudiae della città di Lecce. La dimora è appartenuta a fine ‘600 ad un altro illustre leveranese Padre Giuseppe Maria Moscia, importante teologo dell’Ordine Francescano. Nel 1995 la costruzione, divenuta ormai di proprietà comunale, è stata sottoposta ad un delicato intervento di restauro poiché versava in un precario stato di conservazione
ESTERNO
L’edificio risale al ‘500 e rappresenta una rara testimonianza di dimora appartenuta a cittadini di medio rango.
Casa Marciano si compone su due piani con un prospetto principale rettangolare, interamente realizzato in conci di pietra leccese. La copertura dell’edificio è a capriate lignee, ricostruita ex novo nel 1995 durante i lavori di restauro.
Il pianterreno è suddiviso da tre aperture. A sinistra un piccolo portale il quale, tramite una ripida scala, conduce al piano superiore. Ha un architrave monolitico con cornice modanata e reca l’iscrizione in latino DEVS OMNE SVIS.
Al centro un altro portale, ora tamponato, anch’esso con architrave modanata e mensole decorate a punta di diamante. Il fregio reca un’altra iscrizione: ARE VIRTUTIS PRAEMIA MARGARITIS. Superiormente in asse con il portale è visibile uno stemma di famiglia con mascherone, ora illeggibile, ma che in passato alcuni illustri studiosi come il De Giorgi hanno attribuito alla famiglia Marciano. Tramite questo portale si accedeva al piano terra, il quale era illuminato dalla finestra posta sul lato destro. Quest’ultima è un’apertura architravata ad arco a tutto sesto decorata da motivi floreali.
Il piano superiore mostra sulla sinistra una finestra con architrave che reca l’epigrafe DEVS ET NON FORTVNA e probabilmente la data 1582. A destra si può osservare una portafinestra con balcone in pietra sorretto da quattro mensole.
Le iscrizioni presenti sulla facciata sembrerebbero citazioni religiose e filosofiche di alcune opere di Sant’Agostino.
INTERNO
Gli interni dei due piani sono costituiti da un unico ambiente a pianta rettangolare.
Il piano terra ha una con copertura a volte a botte, caratterizzata da lunette laterali ad arco ogivale impostate su mensole di pietra.
Al piano superiore si accede mediante una ripida scala. L’ingresso è arricchito da una architrave modanata in pietra leccese. Sul lato sud si può apprezzare un grande camino composto da volute laterali ed una mensola orizzontale che reca la famosa iscrizione MAGNVS EX UNA SAEPE SCINTILLA ACCENDITVR IGNIS (spesso da una sola scintilla s’accende un gran fuoco).
Le finestre recano all’interno un architrave sagomato in pietra leccese. Il tetto è a capriate lignee sorretto da mascheroni in pietra.