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Chiesa SS. Annunziata

La Chiesa è stata costruita tra il 1582 e il 1622 sulle rovine di un edificio precedente. Il progetto è attribuito a Giovanni Maria Tarantino da Nardò. Lo stile dell’edificio mostra nel contempo elementi rinascimentali e barocchi. Il prospetto rigoroso, difatti, è d’impianto rinascimentale. Le decorazioni, invece, sono in stile barocco. La facciata, interamente costruita in carparo, termina superiormente con una cuspide. E’ suddivisa in due piani da una cornice orizzontale mentre le colonne binate la dividono verticalmente in tre campi.

La chiesa è a pianta rettangolare, a tre navate e transetto longitudinale. All’interno sono custodite opere pregevoli come il coro ligneo, le due pale d’altare, il bassorilievo e la statua in cartapesta raffiguranti San Rocco, il pulpito e l’organo a canne.

PREMESSA STORICA

La Chiesa si contraddistingue per le sue dimensioni monumentali. Il prospetto si eleva, infatti, per ben 25,5 metri e si innalza su un piccolo largo urbano.

Probabilmente l’inizio dei lavori risale al 1582, concludendosi nel 1622, anno di ultimazione del portale principale. Nel 1603 è stata dedicata all’Annunciazione della Vergine ed elevata a Collegiata dal vescovo Giovanni da Pedrosa, come ricorda l’epigrafe sull’architrave del portale d’ingresso.

Il progetto del monumento è attribuito a Giovanni Maria Tarantino da Nardò grazie alla comparazione stilistica con altri edifici dello stesso, come la Chiesa di San Domenico di Nardò, opera certa dell’architetto. Il peculiare linguaggio stilistico del Tarantino si evidenzia nelle dimensioni imponenti della facciata, oltre le possenti colonne binate, l’edicola dell’ordine superiore e l’originale decorazione architettonica.

Il terremoto del 20 febbraio 1743 semidistrusse l’edificio il quale venne ricostruito a spese del popolo di Leverano e riaperto al culto quattro anni dopo, ovvero nel 1747.

ESTERNO

La chiesa è un esempio di stile pre-barocco, ovvero uno stile in cui il linguaggio rinascimentale è ammodernato dalle novità barocche.

Di chiara derivazione rinascimentale, difatti, è l’impianto architettonico del prospetto. Una cornice marcapiano dentellata separa la facciata in due ordini mentre le monumentali colonne binate la suddivide verticalmente in tre campi.

L’ordine inferiore è costituito da quattro basamenti con colonne, binate e scanalate, poste su due livelli. E’ proprio questo espediente architettonico a conferire alla facciata il carattere della monumentalità, raddoppiando l’altezza del piano inferiore rispetto al superiore. Tra le coppie di colonne si trovano le tre porte di ingresso alla chiesa, a cui si accede superando tre gradini. Le porte laterali sono allineate con piccoli rosoni sovrastanti, scoperti durante un recente restauro mentre il portale principale è sormontato da un timpano triangolare spezzato, il quale accoglie l’epigrafe prima citata.

La decorazione architettonica, al contrario, è d’ispirazione barocca.

Si arricchisce perlopiù all’ordine superiore, alleggerendo il rigoroso e austero apparato murario. Di particolare interesse risulta l’originale decorazione della grande finestra traforata che si apre al centro del secondo piano. La finestra è delimitata lateralmente da due curiosi piedritti composti da una testa maschile, un corpo di foglie d’acanto e da un mascherone fitomorfe poggiante su una zampa d’animale, mentre sull’architrave è scolpito un motivo a girali vegetali, con un putto al centro e un grifo ai lati. La finestra è affiancata da nicchie vuote, le quali un tempo accoglievano probabilmente delle statue in pietra.

La facciata termina a capanna con una svettante cuspide rettangolare con al centro una nicchia, che richiama i portali catalano-durazzeschi, molto diffusi nel Salento a partire dal XV secolo. La cornice della cuspide mostra a sorpresa tra i dentelli alcune maschere definite apotropaiche, ossia delle maschere che avevano la funzione di allontanare le influenze maligne, un ritaglio culturale di origine medioevale.  Questo tipo di ornamento si ritrova su molte architetture del centro storico, quali alcuni balconi e portali di abitazioni private.

Sul prospetto laterale destro si apre un accesso secondario, che rappresentava, quasi certamente, l’unico ingresso al tempio fino al 1622, anno di ultimazione del portale principale. Su questa parete è collocato un bassorilievo raffigurante la torre federiciana sormontata da due angeli e  sotto un’epigrafe in latino.

INTERNO

Le porte di accesso anticipano la suddivisione della chiesa in tre navate. Una arcata su pilastri composta da quattro fornici per lato separa la navata centrale da quelle laterali.

Il soffitto della navata centrale è a capriate lignee, ma è completamente celato da un enorme cielo appeso che occupa l’intera navata. Il dipinto ritrae in un medaglione centrale l’Annunciazione della Vergine delimitato in alto e in basso da angeli e cornici dipinte, ed è stato realizzato nel 1955 dal pittore locale Murra.

Le campate delle navate laterali sono coperte, invece, da volte archiacute, denominate comunemente “a stella”, tipiche della tradizione leccese.

Sul terzo pilastro sinistro della navata centrale è posizionato il pulpito ligneo, probabilmente della prima metà del Settecento, recante lo stemma comunale.

Sul lato opposto, tra il terzo e quarto pilastro è attualmente collocata la cantoria e l’organo a canne seicentesco.

Uno splendido arco intagliato in pietra, separa la navata centrale dal presbiterio. Al centro di una ampia scalinata è collocato l’altare maggiore, una grande macchina bianca in pietra e stucchi. Il presbiterio è coperto da una cupola ad ombrello ad otto spicchi, sulle cui vele sono dipinti i quattro evangelisti, San Luca, San Matteo, San Giovanni e San Marco.

Il presbiterio è separato dal coro retrostante da un secondo e maestoso arco intagliato, recante la data 1602, decorato da motivi vegetali e figure. Il coro ospita la struttura lignea a 24 stalli del 1615 ed ha una copertura a volta a crociera lunettata.

Di particolare importanza artistica sono i primi due altari della navata laterale sinistra.

Il primo altare è dedicato alla Madonna del Carmelo o alle Anime Defunte. E’ l’unico altare della chiesa costruito in stile barocco, differenziandosi dai restanti altari settecenteschi.

Il suo apparato decorativo, infatti, è caratterizzato dalle tipiche colonne tortili barocche le quali affiancano la pala di San Francesco, un dipinto ad olio su tela del 1601, attribuita a Donato Antonio d’Orlando da Nardò. La tela raffigura la Vergine col Bambino in gloria e i SS. Francesco d’Assisi e Maria Maddalena. Ai lati della macchina architettonica sono poste su piedistalli sorretti da putti due statue in pietra, a sinistra la statua di San Lazzaro Straccione e a destra la statua di Sant’Agata. Nella parte superiore, ovvero sulla cimasa, è collocata una piccola tela raffigurante la Madonna con Bambino. Si tratta probabilmente della Madonna del Carmelo, di difficile lettura dato il precario stato di conservazione. L’edicola è affiancata da statue, sempre in pietra, di San Pietro, a sinistra e San Paolo, a destra.

Il secondo altare, in stile neoclassico, reca una pala raffigurante l’Incoronazione della Vergine col Bambino e i SS.  Andrea apostolo e Giacomo evangelista, opera datata 1602 e firmata dal pittore Donato Antonio d’Orlando da Nardò. Nella parte inferiore sono riportate anche alcuni stemmi nobiliari di famiglie leveranesi.

Sempre sul lato sinistro, oltre il secondo altare, un’apertura introduce la cappella dedicata al SS. Sacramento, un ampio tempietto a pianta ottagonale costruito nel 1725, con un altare marmoreo sormontato dalla statua del Sacro Cuore di Gesù. La cappella è sormontata da un tamburo dotato da finestre lunettate decorate da vetri istoriati e da una cupola dipinta. All’esterno la cupola è rivestita da maioliche colorate ed è stata ricostruita interamente nel 1829, dopo il crollo del campanile, anch’esso ricostruito.

Sulla controfacciata del transetto, a destra dell’altare maggiore, si può apprezzare l’altare dedicato a San Rocco, il quale racchiude un bassorilievo in cartapesta raffigurante il santo protettore, realizzato nel 1912 dal Caretta.

In ultimo, il quarto altare della navata laterale destra ospita, all’interno di una nicchia, la statua in cartapesta di San Rocco, di autore ignoto, molto venerata durante la processione in suo onore.

CURIOSITA’

  • Alcuni particolari dell’interno della chiesa sono stati ritratti dal celebre pittore leveranese Geremia Re, un artista della prima metà del ‘900. Tra le sue opere ritroviamo “Interno di sagrestia” del 1924, la quale ritrae il coro della Matrice e “Chiesa di Leverano” del 1928, che ritrae uno scorcio della navata centrale, inquadrando una porzione del pulpito sulla sinistra, con la sua decorazione originale anziché a finto legno, e parte dell’altare maggiore in cui si può apprezzare la ormai demolita balaustra.
  • Dopo il terremoto del 1743 furono completamente ricostruite le coperture delle navate laterali con stucchi in stile neoclassico. Una testimonianza di tale ricostruzione si può osservare all’innesto delle navate laterali con il transetto, il quale reca ancora parte della copertura originale con volte ogivali.
  • Le decorazioni del presbiterio, dei capitelli e festoni ornati con motivi vegetali, antropomorfi e animali, richiamano le decorazioni della facciata della chiesa.
  • Il soffitto del braccio destro del transetto è, probabilmente, la copertura più antica dell’edificio e reca la data 1596.
  • Sull’apparato decorativo del portale centrale è scolpita la data 1622: 16 sul capitello della colonna sinistra, 22 sul capitello destro, anno di ultimazione del portale.

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